Restauro Coro - Brolo,il Paese dei Gatti

Brolo, il Paese dei Gatti
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Il coro ligneo della parrocchiale di Brolo

Il coro in radica della chiesa parrocchiale e l’armadio per i paramenti della sacrestia sono certamente tra le parti di maggior pregio della parrocchia di S. Antonio di Brolo.
Recentemente, grazie alla generosa offerta di munifici benefattori il coro è stato riportato al suo originale splendore grazie al restauro eseguito dalla ditta Luigi Nardin, mentre il grande armadio della sacrestia è stato rinnovato.
Il risultato dei restauri eseguiti è stato presentato alla popolazione  nel pomeriggio di
domenica 11 luglio  nella chiesa parrocchiale  dalla dott.sa Susanna Borlandelli e dal restauratore Luigi Nardin.


Dal 1781 al 1783, ottenuta la dignità di parrocchia, la chiesa di Sant’Antonio Abate fu sottoposta a lavori di ampliamento e nuova sistemazione, comprendenti  l’aggiunta di un nuovo presbiterio, del coro e dell’attuale sagrestia. Dopo tale data va collocata l’esecuzione degli arredi lignei, in particolare del  grande armadio per i paramenti sacri, collocato nella sagrestia, opera di Biagio Allegra di Auzate, e dei sedili del coro, eseguiti da Carlo Antonio Soldano di Luzzogno.  Nel panorama di quasi totale anonimato che caratterizza la produzione lignea dell’area cusiana, questi dati costituiscono un importante tassello per la ricostruzione dell’attività delle maestranze locali attive sul territorio. Per quanto riguarda il momento esecutivo il manufatto risulta citato nella prima visita della sede parrocchiale di Brolo del 1782, compiuta dal vescovo Marco Aurelio Balbis Bertone, mentre nel 1793 il parroco Francesco Forni  stende una relazione dove il coro è detto di recente costruzione.
L’arredo ligneo occupa tre lati del vano del coro, retrostante l’altar maggiore. Al centro spiccano tre eleganti seggi forniti di braccioli intagliati a motivi floreali e coronati da un fastigio scolpito  con elementi fitomorfi e rocailles. Le sedute sono affrontate da inginocchiatoi. I dossali e i pannelli frontali presentano specchiature dal profilo mistilineo, impreziosite da impiallacciature in radica. Tali caratteri dimostrano l’inserimento di questo arredo nella koiné della scultura lignea di secondo Settecento delle valli alpine e prealpine della provincia, caratterizzata dall’ appartenenza al linguaggio decorativo del Rococò lombardo, ma nella quale si inseriscono suggestioni provenienti dall’ambito piemontese. Novara e la Valstrona infatti passano al Ducato sabaudo nel 1738, la Valsesia già dal 1713.


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